La magia

Montagne e magia

Le streghe sciamane delle Alpi

di Michela Zucca - PRIMA PARTE

strega presunta 1280

Da sempre, la cima delle montagne è tabù. Gli alpinisti che 'conquistarono' le cime (sostenendo di essere i primi a salirci) descrissero i montanari come superstiziosi e vigliacchi. Perchè?

Perché credevano di disturbare gli spiriti se fossero saliti in cima. Probabilmente, gli antichi sacerdoti avevano imposto il tabù per preservare la purezza della prima fonte di vita per tutti: l’acqua. Così le popolarono di spiriti. La Bianca Signora che rapisce chi osa avventurarsi fra i ghiacciai nasconde divieti ecologici interpretabili solo dagli sciamani. Cristiani, alpinisti e popoli dell'impero, invece, trasformarono le terre alte in terre del diavolo. Sacerdotesse e interpreti del territorio, della spiritualità e della resistenza alla nuova religione che penetrò le Alpi con la forza, furono le streghe.

 

Magia e popoli 'primitivi'

Nella percezione comune, la magia raccoglie le credenze dei popoli 'primitivi', quelli che adorano diversi dei e fanno strane cerimonie sperando di poter cambiare il corso degli eventi, raggruppando un’infinita congerie di cerimonie, riti e incantesimi, praticati inconfessabilmente anche nei paesi evoluti, da individui ignoranti, deboli o in preda a crisi esistenziali. La religione, invece, è il monoteismo, qualche volta comprende alcuni sistemi filosofici orientali (confucianesimo, zen, buddismo, che ben poco hanno a che fare col sacro così come lo intendiamo noi). In realtà, la distinzione è molto più fluida, in quanto esiste una parte di magico anche nel cristianesimo (e nelle 'saggezze orientali', naturalmente): la stessa messa cattolica è un rito magico: dal vino trasformato in sangue, dal pane che si fa carne, si conclude con una celebrazione di cannibalismo rituale che non ha niente da invidiare, nella sostanza, a ciò che fanno i 'selvaggi' quando si spartiscono il fegato del capotribù per appropriarsi dei suoi poteri. Per non parlare di fenomeni come la possessione e l’esorcismo, la fede divide esseri positivi e negativi, angeli e demoni, in grado di influenzare le azioni degli uomini, nel bene o nel male, il dono dei carismi, l’aiuto della comunità dei defunti, gli avvistamenti della Madonna, le guarigioni miracolose avvenute per intercessione di 'santi uomini'… tanto per citare cose ancora praticate al giorno d’oggi. Fino a pochi anni fa, si intonavano ancora i tridui per invocare la pioggia, guidati dal parroco, e l’abitudine, da parte del curato, di praticare la 'fisica' (magia di guarigione), sulle Alpi è durata, tollerata dalla chiesa ufficiale, fino a quarant’anni fa.

croce visione madonna 1280

D’altra parte, popolazioni considerate ferme ai primi stadi della civilizzazione, hanno sviluppato sistemi di interpretazione del cosmo e della natura, etica e morale, estremamente complessi e articolati, condivisi e accettati in maniera cosciente da vaste comunità. E, quando hanno acquisito gli strumenti culturali per potersi spiegare e per farsi capire dagli europei, si è scoperto che non si poteva certo ritenerli “popoli bambini”: e che, mentre il monoteismo cristiano nella pratica popolare si stempera e si divide nella venerazione di numerosissimi santi, più vicini e più familiari, ognuno dotato di attributi fisici e simbolici, aspetto esteriore personalizzato e funzione specializzata, il politeismo animista racconta se stesso come rappresentazione simbolica della realtà, in verità unica nella sua essenza spirituale.

 

Religione e magia

La distinzione fra religione e magia è sempre stata molto fluida. Sembra che la religione sia la manifestazione più antica del pensiero umano, quella che contraddistingue gli uomini e le donne dagli altri mammiferi. Fino ad ora, mentre si sono visti scimpanzé impugnare i bastoni e difendere a botte una sorgente d’acqua contro i membri di una tribù africana, dipingere e dimostrare di possedere, e di sapere usare, un’intelligenza inaspettata, non si è visto nessun primate organizzare la sepoltura dei propri morti, o un lamento funebre, o un qualsiasi rituale: si può definire l’uomo come l’animale religioso, quello che pratica dei rituali senza nessun bisogno pratico. Ma questa parola mantiene un significato vago ed indeciso, un senso intuitivo e non oggettivo: perché non si può ridurre il fenomeno religioso né alla sua dimensione funzionale, né a quella psico-affettiva, né al simbolico. Nessuna di queste categorie può caratterizzarla esaustivamente, in proprio, dato che ben altri eventi sociali sono di natura simbolica, ad alto contenuto emotivo, o riempiono le stesse funzioni politiche ed economiche.

rubinetto mostro 1280

La religione, intesa come il postulare l’esistenza di un ambiente invisibile, forse immanente, che può anche rispecchiare il visibile, ma comunque diverso, anche solo per il fatto di non essere immediatamente percepibile, è credenza diffusa presso tutti i popoli, in ogni angolo della terra. Ed è un fenomeno che, considerato laicamente, non si può non definire magico. Gli esseri umani non riescono ad afferrare la totalità del reale; qualche cosa scappa sempre: il senso essenziale dell’esistenza, il perché si vive, la ragione nascosta dietro agli oggetti. Lunghi anni di lavoro sul territorio e una grande quantità di report scientifici dimostrano che, quando si parla di questo argomento, ci si capisce sempre, ed è sempre possibile comunicare e scambiare idee, malgrado le barriere linguistiche, la non coincidenza delle classi semantiche, l’estrema differenza nelle rappresentazioni, dei sentimenti soggettivi, delle emozioni, delle forme istituzionali e dei significati sociali che vengono tirati in ballo. Forse, si può ipotizzare che la parola 'religione', anche se non è traducibile in ogni idioma, rimandi verso 'nucleo di senso' che costituisce un’invariante antropologica, un’esperienza umana fondamentale: la convinzione che ciò che garantisce il senso alle regole, all’ordine sociale, alla possibilità di capire il mondo e di modificarlo, si situa al di là dei limiti e dell’immediatezza del soggetto.
Quel che è certo, è che il simbolismo religioso e magico è all’origine della vita sociale in quello che la società esprime di specificamente umano.

 

La magia

La magia è la capacità di modificare gli eventi della natura secondo la propria volontà, per mezzo di cerimonie, incantesimi, riti di vario genere: è uno strumento, una forza, un’abilità, una professione nello stesso tempo. Non è né buona né cattiva: dipende dalla volontà di chi la esercita. È una tecnica basata su un sapere, è la manipolazione pragmatica di energie impersonali, finalizzate a scopi individuali, dove ciò che conta è l’efficacia. Può essere mischiata, anche intenzionalmente, con azioni finalizzate a convincere il committente della validità dell’operatore scelto per un determinato rituale: la fattura a morte funziona soltanto se il condannato vive in un contesto culturale che crede alla maledizione, viene avvisato di essere oggetto del rito e si impaurisce: in questo modo, si abbassano i livelli di attenzione e, prima o poi, gli capita qualcosa di negativo. L’operatore dell’occulto può essere dotato di facoltà paranormali, di conoscenze terapeutiche e psicologiche, può esprimersi attraverso l’arte: canti, musica, danze. Si tratta insomma di un fenomeno complesso, che assume caratteristiche e valori diversi a seconda della civiltà in cui si manifesta, che produce delle modificazioni psicosomatiche reali e osservabili.

donna fattucchiera 1280

La magia è sottoposta ad una concezione del mondo sul quale l’uomo può agire, a condizione di sottomettervisi: esistono delle leggi e delle necessità oggettive, che spesso sono segrete (un bravo mago saprà come decifrare «l’ordine segreto del cosmo», «chiamare le cose con il loro vero nome», sconosciuto ai comuni mortali), a cui, in certe condizioni, devono sottostare anche gli spiriti. È l’uomo che realizza queste condizioni, e, praticamente, costringe le entità sovrannaturali a fare ciò che comanda. Le forze che sono concepite da una mentalità magica sono immanenti all’universo, e non trascendenti.

Si tratta di un metodo di lavoro completamente antropocentrico, amorale, perché si preoccupa di agire sulle cose per soddisfare i desideri dell’uomo: i riti magici esercitano (o credono o sperano di esercitare) un effetto automatico senza considerazione per la libertà delle persone, divine o umane, nella totale indifferenza per la valenza etica dell’atto o di chi lo compie. Per questa ragione la magia annuncia, non già lo sviluppo di un pensiero religioso, come avevano ipotizzato gli evoluzionisti, ma l’elaborazione e la giustificazione del positivismo e dell’ateismo tecnologico, che modifica gli elementi ad uso e consumo del genere umano. Tant’è vero che la scienza moderna della trasformazione, la chimica, deriva (nel nome e nei fatti) dall’alchimia, a lungo guardata con sospetto dai detentori delle culture tradizionali, sottoposte ad un rigido controllo sociale, e che si possono considerare i manipolatori genetici del XXI secolo i degni eredi dei maghi rinascimentali.

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