“Io ti amo”: una ragionevole follia?

Abitare la soglia della contemplazione

di Egidio Missarelli

giuseppe ungaretti rai 1920

Giuseppe Ungaretti (1888 - 1970)

«Tutti gli esseri umani sono assolutamente identici laddove possono essere concepiti come costituiti da un’esigenza centrale di bene intorno alla quale è disposta della materia psichica e carnale».

S. Weil

 

«Non mi stanco affatto a scriverti, anzi mi riposo, mi conforta, ritrovo equilibrio, mi metto a sorridere tra me e me, mi metto a ballare, io che non ho mai ballato, è un ballo che ballo dentro di me, un impazzimento, un tripudio, e ti guardo, ti guardo, ti guardo all’infinito ad ogni sillaba che traccio e che ti è rivolta. Vorresti privarmi dell’unica possibilità di vivere che mi resta? Vorresti uccidermi? No, no, non è questo mio scriverti che può essermi di peso e stancarmi, l’opposto anzi è, è la guarigione, è la salute, è la libertà. Lo sai bene che l’unica libertà che possiede una persona umana è quella di amare, la mia libertà è che tu abbia voluto che t’ami, dedicandomi amore. Vorresti togliermi ogni libertà? Lasciami ch’io ritrovi forza, quando sono stanco, almeno, giacché sono lontano, scrivendoti, amore.
Ora vado a letto, sperando di prendere subito sonno e di sognarti, e se rimanessi sveglio continuerei a conversare con te dell’unica cosa seria al mondo, dell’amore nostro. Buona notte, ti tengo stretta sul mio cuore, ti bacio, ho potuto scriverti, dormirò bene stanotte sognandoti.
Il tuo innamorato, ti bacia, Bruna mia».

Giuseppe Ungaretti
Lettera da Grottaferrata, sabato notte, il 25 febbraio 1967

 

richmond william blake electra at the tomb of agamemnon 1874

Elettra sulla tomba di Agamennone di William Blake Richmond

La confusione regna sovrana e la comunicazione è resa impossibile da una (non)vita mascherata: è sempre carnevale! Nel Porcile Pasolini, in tempi non sospetti, ribadiva l’essenziale, e ciò lo ritroviamo, quando non espresso senz’altro come sfondo, nei talk show televisivi e nelle conversazioni comuni tra i moderni Crisòtemi. La vita è tanto più comoda quando ci si sa piegare alle peggiori ingiustizie, e dimenticare che sono ingiustizie: «No, no – dice Elettra a Crisòtemi –, mai, in nessun caso, anche se dovessero accordarmi i favori di cui vai così fiera io crederei a costoro. A te le mense riccamente imbandite, a te la vita opulenta. Non fare violenza al mio cuore, questo sarà il mio nutrimento. Non invidio i tuoi privilegi» (Sofocle, Elettra, 359-364).

Dalla noia alla metanoia: ecco la vera rivoluzione! Ma… è proprio vero che ‘nel fango affonda lo stivale dei maiali’. Bisognerebbe tornare a spiegare Pitagora, ma non serve a fare soldi, quindi… tempo perso! Sarebbe invece l’unico tempo ritrovato nella sua reale assenza o nella sua irrealtà allucinata, ritrovato in una proiezione empirea mediata dal kairos, vera sintesi kenotica. Al confronto si osserva solo una pietosa gara celodurista. Un superalcolico, un toscano, auto e vestiti a rimarcare lo status spesso riempiono d’orgoglio molte persone abitate dalla patologia della normalità, bieca etichetta che nasconde il vuoto pneumatico di patchwork nozionistici, sentimentalistici e volitivi incontrollati e direttivi. Senza bussola, senza amore, orizzontalità.

Buone notizie: quando il male distrugge se stesso sfocia nell’innocenza, e se ripartiamo dal punto più cattivo possibile nel quale siamo giocoforza collocati, dalla nientificazione del superfluo e consapevoli dell’intima estraneità che ci è riservata, solo lì l’amore è possibile. La prospettiva dell’irrealtà dovrebbe insegnare l’unico orientamento che, grazie a Dio, dislocandoci nell’oltre in un orizzonte a-prospettico, ci rigenera alla fonte inesauribile di quell’unico autentico Amore dal quale siamo preservati nel tempo e nello spazio, o, meglio, dal tempo e dallo spazio. Fa parte dell’amore evitare, nella distanza incolmabile, una precoce esposizione nella quale tutto evaporerebbe come acqua al sole.

Inoltre, non solo l’amore non rende ciechi, al contrario rende vedenti riguardo a ciò che erroneamente si ritiene essere la realtà, e su tutti i livelli; ce la presenta com’è, nella sua estrema ricchezza. Altrimenti sogno e illusione sono le uniche dimensioni disponibili e frequentate, tanto dai grandi quanto dai piccoli perché la verticale non può essere sostituita dall’orizzontale, neppure fosse infinito. Come dire: amore di Niobe o di Elettra?

Preserva la tua solitudine. Gli affetti, per lo più, sono solo prigioni, a volte ben arredate e l’architettura può ingannare anche i più scaltri. La vera corruzione è sognare le gioie del sentimento poiché conducono al possesso, al desiderio, e non a ciò che vale, alla contemplazione che consente alla distanza, all’amore puro che semplicemente vuole l’essere amato nella sua nudità e realtà. Vi è una condizione per non finire come l’avaro che immagina il suo tesoro n volte più grande: esser morti, condito sine qua non per uno sguardo capace di cogliere la realtà nuda.

 

Giotto di Bondone No. 25 Scenes from the Life of Christ

Resurrezione di Lazzaro, di Giotto

Un essere umano e un’opera d’arte ci aiutano con la loro semplice esistenza. Togliendo il superfluo immaginario in cui normalmente essi consistono per false attribuzioni proiettive, nella loro e nella nostra semplice presenza di spirito, che è amore, diventano fonte inesauribile e costante origine di pensieri, senza mai diventare oggetti del pensiero. Tocca constatare che questo è un evento più unico che raro; ma tant’è, l’amore e la compassione sono i veri miracoli. Per comprendere realmente il camminare sulle acque, la trasformazione dell’acqua in vino, il guarire gli infermi o la resurrezione di Lazzaro, occorre la capacità della non-lettura che li pone in una visione a-prospettica e che, sola, li vede e intende come semplici effetti collaterali, non desiderabili e del tutto secondari rispetto all’amore e alla compassione.

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