Tempo flessibile

Le fluttuazioni del presente nello sport

di Franco Ferramini

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Le sensazioni vissute nello sport sono apparentemente sempre presenti. Presente può essere il momento della fatica, che si ripete oggi.

Sentire il corpo e la mente che si preparano alla prestazione fisica o avere fissi nei propri pensieri immagini di sforzi coronati da gioia o previsioni di futuri obiettivi, è sport. Fare attività sportiva è prima di tutto una condizione mentale. Se la mente è sana, gli ostacoli del corpo spesso vengono superati; ma nella testa è necessario essere pronti, qui e ora, anche solo per fare dieci metri di corsa. Cogli l’attimo, e si parte.

Così, bisogna pensarci prima, per essere soddisfatti e rilassati dopo. Il presente è semplicemente quella frazione di secondo tra il passato e il futuro. Quella particella infinitesima di tempo è difficile da collocare, forse non esiste. Già, forse l’attualità non c’è proprio, sempre immediatamente cangiante diventa subito passato, e i progetti futuri spesso vengono modificati dal destino. L’unica certezza quindi è quello che è già stato, ciò che è già successo. Lo sport però dilata o accorcia il divenire.

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Il filosofo Henri Bergson ha sviluppato diverse teorie sul tempo. Famoso è l’esempio della zolletta di zucchero che si scioglie in un bicchier d’acqua. La fisica misura il tempo preciso che la zolletta impiega a sciogliersi, ovviamente rilevato nelle stesse condizioni. Diverso sarà il tempo di quell’evento calcolato dalla coscienza del singolo individuo, condizionato dal proprio stato psichico di insofferenza o calma. Durante una prestazione sportiva di lunga durata il condizionamento della fatica e dello sforzo fisico può far diventare un attimo lungo come un secolo, o può racchiudere in una frazione di tempo indecifrabilmente piccola una sensazione di gioia e di trionfo personale, legata magari al passaggio sotto lo striscione del traguardo. Chi ha corso una maratona sa quindi che lì forse il presente non esiste. O se esiste, verrà ricordato solo nel futuro. Perdersi in un'attività, non pensare ad altro in quel momento, cancella il presente. Rimane quello che si porta a termine, una vittoria, una sconfitta, una soddisfazione personale. Questo può valere anche nella vita extra-sportiva.

 

Nell’esercizio fisico, al contrario del pensiero e considerando lo sport in senso un po’ allargato, ora, adesso, subito, cosa possono voler dire per la mente e cosa per il corpo? Sensazione di esserci, un'altra volta, alla partenza di una gara preparata per mesi. Il presente forse è lì, in quel momento. Non c’è altro nella vita, ci si gioca tutto nello spazio temporale di una competizione, con l’unico desiderio di avere un buon risultato finale. Ci si rimane male, al termine della prestazione, se non si ottiene ciò per cui ci si era preparati. Cogli l’attimo, dicevo, quella frazione di secondo in cui ti rendi conto di essere solo con te stesso. Nessuno ti può aiutare, devi far conto solo sulle tue forze. Ecco allora che il presente esiste più che mai, non c’è più un prima e non c’è ancora un dopo.

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Può veramente essere una metafora di vita. Lo sport fornisce quindi strumenti per vivere il tempo nella sua pienezza, quando si fa sport si è più vivi che mai. Ogni attività dell’essere umano però è vita. Se il cuore batte e il sangue fluisce nelle vene siamo vivi, anche senza fare assolutamente nulla. Ci sono momenti in cui però le emozioni fanno crescere di intensità la nostra presenza in questo mondo. Spesso questo accade quando ciò che facciamo non è rivolto ad ottenere solo un beneficio materiale, ma viene praticato per passione, per il puro gusto di farlo. Per esempio, un alpinista che raggiunge una difficile vetta per la prima volta. Il presente è lì, immortalato in quella foto, spesso nella discesa le tragedie della montagna, a cancellare il dopo. Bellissima è la definizione degli alpinisti come “conquistatori dell’inutile”. L’ umanità è sempre alla ricerca di una modifica delle condizioni esistenti, la “noia” moraviana è una condizione dell’essere, non è solo un sofismo borghese, di chi ha tutto e non si contenta mai. Spesso ci si butta in situazioni difficili per cercare l’inutile e per tentare di modificare un presente che non ci soddisfa. Qualcuno dice che si pratica sport perché non si ha nulla di meglio da fare, che se ne potrebbe fare a meno. Qualcun altro invece cade in un meccanismo perverso in cui la droga diventa proprio fare sport, non potrebbe vivere senza praticarlo. Senza costrizioni, il presente allora diventa la scelta, ciò che si decide di fare, ciò che si programma. Tutto esiste, tutto fluisce nel suo divenire dall’attimo della decisione in poi. Allora, magicamente, il presente che non esiste riappare, e diventa decisivo per la prosecuzione della nostra lunga maratona della vita.

 

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