I mostri

Meccanismi e misteri del mostruoso...

... che svela per educare

di Luca Calabrò

drago Duomo di Milano

Gargolla a forma di drago, Duomo di Milano

Come spesso accade, il vocabolario viene in soccorso là dove la mancanza o l’eccessiva quantità di idee si oppone alla stesura di un discorso.

Il vecchio vocabolario di latino si apre, ed ecco alla fine di pagina 1738 appare la parola monstrum. Al di là della pedanteria elencativa, si dischiude un campo semantico preciso e suggestivo. Vi fluttuano, fuori da ogni gerarchia d’ordine, parole ed espressioni come segno, portento, stranezza, meraviglia, fenomeno contro natura, prodigio, miracolo, ecc.

Il «Mostro» è dunque una discontinuità rispetto alla natura ordinaria, ai costumi, all’etica, al comune percepire: una discontinuità che ammonisce, suggerisce, rivela, apre all’oltre. Il mostruoso è un modo di esprimere la diversità, cosa che tutti sappiamo e la cui suggestione umanamente da sempre cerchiamo. Da sempre infatti l’apparire del mostruoso invita allo stupore necessario che approfondisce e svela l’«Altro» nascosto nelle cose. Il mostruoso è quindi una poetica della discontinuità in seno all’esperienza data, e ci 'illumina' con la meraviglia e la paura, che poi, in ultima analisi, sono la stessa cosa. La discontinuità nella 'manifestazione' del mostruoso avviene contro, per opposizione al naturale, al sociale, allo stabilito.

Il prodigio - altro significato di monstrum - si oppone alle leggi naturali e lo fa nel modo più estremo: negandole. Tutti i popoli e le culture hanno sentito l’esigenza del mostruoso, della discontinuità, del prodigio, dell’opposto al corso naturale dell’esistenza: questa tensione è un 'filo rosso' che conduce nel profondo, verso ciò che svela il senso dell’Essere. Opposto abbiamo detto, contrario: vediamo quindi, più praticamente, come si 'manifesta' il mostruoso attraverso una prima immagine.

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[ Maschera apotropaica ]

Una delle 'modalità' del mostruoso, più diffusa da sempre, è una unione di opposti ad esempio umano e fermino. L’arte figurativa fornisce una estrema varietà di esempi tangibili di questo salto di continuità che è anzitutto un profondo stato mentale il quale per la mediazione delle forme plastiche ci introduce ai nostri più nascosti “meccanismi” logici. È una “tecnica” perché, come mostra ogni cultura, il rendere visibile il profondo permette di padroneggiarlo, manipolarlo, per produrre cambiamenti. La religione - da sempre scienza dell’Alterità - ha operato in ogni tempo in questa direzione: ecco il perché del pullulare di ibridazioni mostruose che da sempre si addensano sul limitare del sacro: “ammonendo”. Pensiamo alle divinità egizie o mesopotamiche fino ai mostri arrampicati ovunque sulle cattedrali medioevali.

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[ Gargoyle ]

Osserviamo più in dettaglio come funziona il 'meccanismo' di associazione degli opposti. Tecnicamente parti del corpo di un animale si sostituiscono a quelle umane: esempio frequentissimo sono denti ferini in una bocca umana.

Riferendosi alla funzione primaria della nutrizione inducono la coscienza umana a spostarsi nella regione luminare del selvatico, fuori della comunità. In questo passaggio, come nel sogno, l’uomo si 'ritrova' come altro da ciò che comunemente è, in questo si rispecchia: è la dialettica del ritrovarsi come altro. È importante rilevare che la «Sapienza del Mistero» abbia affidato alle arti figurative opportunità di diffondere e rendere fruibile a tutti, a ognuno secondo le proprie possibilità, questa dimensione profonda per utilizzarla nel proprio percorso umano. Ecco allora che appaiono Charun (Caronte) sulle pareti delle tombe etrusche di Tarquinia, Charun dai denti di verro, o il 'Diavolo', nella tradizione cristiana, con il piede caprino. Abbiamo tutti metabolizzato queste immagini, ma ogni volta che ci appaiono qualcosa si muove nell’inconscio: sono come un istante di inafferrabile illuminazione. Il gioco dialettico si apre alla visione nel 'buio', come negli antichi Misteri, che rivelavano all’iniziato attraverso la visione e manipolazione di oggetti sacri. Uno dei significati del mostruoso può quindi essere definito iniziatico.

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'presunto' Mostro di Loch Ness

Svelare è uno dei fini sia immediato che profondo del mostruoso, lo svelare è fare intravedere, anche solo per un istante, il «Profondo». A questo proposito vorrei parlare della suggestione che provo fin dall’infanzia rispetto ai racconti sui mostri lacustri. Il lago è una superficie che nasconde una profondità, immagine e simbolo perfetto della coscienza. Mostro per pura suggestione una 'presunta' Foto subacquea del Mostro di Loch Ness. Riguardo allo svelare potremmo parlare anche di un salto cognitivo che si attua, come abbiamo appunto anticipato, attraverso associazioni e relazioni anomale, appunto mostruose. Vorrei ora ritornare sul 'meccanismo' del mostruoso. Le relazioni che si instaurano fra parte del corpo umano e parti di corpi animali gettano ponti fra il conosciuto e l’ignoto, fra la coscienza 'attuale' quotidiana e una coscienza luminare, quella del selvaggio e dell’esplorato. È significativo che il 'limite' estremo di questa linea di straniamento, limite verso cui converge l’esperienza del mostruoso, sia il punto estremo della stessa coscienza: la morte. Infatti i Mostri di tutto il nostro immaginario sostano enigmatici su questa frontiera: sono streghe, vampiri, diavoli, fantasmi, animali fantastici. Si tratta di figure che popolano viaggi estetici o pitture di tombe antiche, via via fino a film e serie televisive attuali.

Una delle direzioni verso cui ci guida il mostruoso è quella dell'oltretomba. Altro meccanismo e altra tecnica del mostruoso sono quelli della deformazione del dato percettivo e dello straniamento della forma. Viene in mente qui la straordinaria esperienza dell’Espressionismo che attua esperienza dell’oltre-reale attraverso la tensione deformativa delle figure e lo straniamento distopico dello spazio che crea, a sua volta, una tensione con gli oggetti. Ecco un esempio perfetto di quel 'fenomeno contro natura' che il vocabolario pone come uno dei sensi di monstrum. Lo spazio deformato è sentimento onirico per eccellenza.

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«L’urlo» di Munch

«L’urlo» di Munch è l’immagine forse più famosa di questo straniamento, della tensione imposta alla struttura percettiva dello spazio. In questa opera iconica il paesaggio gommoso è costruito con pennellate dense e lunghe come linee di un campo di forze che tutto deforma mostruosamente: lo stesso personaggio centrale è parte dello spazio deformato in cui si riflette. Nell’analogia con un campo di forze, con le linee di un campo di forze, si palesa la presenza di punti di maggiore o minore tensione che sono espressione di stati d’animo.

Ancora nell’ambito dell’Espressionismo e della sua straordinaria tecnica di alterazione percettiva si situa il cinema. Nelle scenografie di film famosi quale «Il gabinetto del dottor Caligari» lo spazio Euclideo diventa sghembo, i piani non collimano e le pendenze anomale alterano il senso della gravità. Si evidenzia così come il sentimento dello spazio o degli spazi sia fondamentale nella definizione della nostra forma psicologica, la quale è essa stessa spazio dove si muove la coscienza. È questo il sogno o l’incubo: quello stesso dove, in un altro celebre film espressionista, «Nosferatu il vampiro» di Murnau, si muove l’ombra del vampiro, mostro per eccellenza.

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«Il gabinetto del dottor Caligari»

Non darei a tutto ciò, alle varie modalità del mostruoso, un’accezione negativa, anzi la 'discontinuità' del fenomeno mostruoso è salutare. Il mostruoso che è manifestazione, in definitiva, del divino, come suggerisce lo stesso termine, ammonisce, svela per educare: il mostruoso ci è necessario e per questo è ineliminabile come il sogno o l’incubo. Se si escludono tali aspetti dell’esistenza si costruisce una realtà fittizia, una 'normalizzazione' anomala questa sì malata. Ecco perché il mostruoso è connaturato nell’umano e via 'iniziatica' alla crescita interiore.

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