L'inverno

Il senso del bianco

L’ordine naturale è esperienza primaria

di Luca Calabrò - SECONDA PARTE

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Surdr, il demone del fuoco distruttore

Ogni stagione nelle rappresentazioni pittoriche porta più «significati» che suggeriscono vari stati d’animo.

Tutto ciò ha risvolti psicologici profondi. Io per primo non riesco a immaginare quanto, nel mondo tradizionale, l’alternarsi di attività, immagini, sensazioni, legate ai cicli naturali, abbia influito e strutturato la psiche di molteplici generazioni. E questo ha lasciato traccia nell’arte e nell’immaginario. Ecco perchè la sensazione percettiva basale che iniziamo a provare con i primi forti elementi di alterazione degli equilibri climatici pone problemi anche più ampi dell’organizzazione pratica tesa a fronteggiare i mutamenti del clima. Ma questo è un dato strutturalmente culturale.

L’ideologia fondante della civilizzazione attuale è quella che presuppone assiomaticamente un dilatarsi indefinito di potenza della società e dell’individuo e questo è un processo che procede parallelamente a livello empirico e ideale. Questa prospettiva teleologica è implicitamente 'innaturale'.

L’accrescimento indefinito ignora la realtà del mondo, a qualsiasi livello, come realtà 'coeffettuata' da processi finiti. Nella serie, potremmo dire anchessa 'concausata', di processi storici arriviamo quindi a percepire la variazione climatica, normalmente spalmata su tempi geologici, come relativa e integrata a fenomeni sociali. La percezione di fenomeni come questi ha retoricamente valore 'simbolico'. Pare che il paradigma di lettura del reale attraverso il 'simbolo', cacciato dalla porta, rientri dalla finestra. L’immagine implicitamente simbolica dell’inverno brugelliano e le costellazioni mitiche ci vengono in soccorso portatori di quel senso generale che il chiacchiericcio particellare delle analisi in uso oggi ha perduto.

Edda

Edda, Islanda, 13° secolo

La struttura della mente simbolica è sintetica e analitica insieme, poetica e 'calcolante'. Abbiamo visto l’uso in questi anni di nomi tratti dal mito per nominare le ondate di calore che hanno caratterizzato le ultime estati, Caronte ecc. Ciò è quasi un dare subliminalmente un orizzonte mitico a fenomeni fisici. Il meccanismo retorico del mito è anche questo. Nell’Edda, sia in prosa che in poesia, - veicolo di trasmissione di grande parte della mitologia nordica, e in prospettiva anche indoeuropea - l’atto finale del ciclo delle 'ere' del mondo il Ragnarok, che, alla lontana ha ispirato il wagneriano 'crepuscolo degli Dei' è accompagnato da una serie di eventi naturali. Il contesto mitico è quello dello scontro finale fra le forze dell’ordine - sostanzialmente gli dei 'funzionali- e le forze demoniache del Caos. È il crollo del 'sistema mondo' garantito dagli dei come potenze organizzatrici – nel testo Regin – dei cicli cosmico-temporali, delle strutture sociali ecc. Avviene in un contesto di sconvolgimenti come l’irrompere del regno del calore (Muspell), confinato a Sud verso il Nord. Le armate di Muspell, guidate da Surdr, il demone del fuoco distruttore («Surdr viene da Sud col veleno delle messi», cioè il fuoco), nella descrizione eddica incendieranno il mondo. Contemporaneamente nel racconto norreno le acque dei mari si alzeranno sommergendo le coste.

Nel disfacimento generale un simbolo di distruzione è il calore. Le categorie del simbolo connesse nei nodi di relazione tessuti dal mito (mythos=racconto), come in una 'matrice' algebrica, si sovrappongono al reale e lo leggono. Il mito è quindi struttura relazionale di significati, su plurimi livelli, matrice di strutture di senso. Ecco perché in questi strani inverni, e in generale in questo periodo storico di sfarinamento di strutture d’ordine e soprattutto cognitive, il Tempo ci sorprende soffiando, da un passato remoto, immagini portatrici di Senso che attraverso il mito sono figure immanenti dello ieri, dell’oggi, e del domani.

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