La magia

Collezioniamo...

 ...la magia del Natale

di Luca Villa

copertina biglietto natale 1280

In uno sfondo di neve da foglio di carta color canna da zucchero, una donnina con un vestito rosso tiene in mano una busta presa dalla propria cassetta postale.

La aspetta una piccola casetta con il tetto coperto di neve e la finestra illuminata.
Sulla destra Warm and Friendly Greetings for Christmas and the new year (Cordiali saluti di Natale e di nuovo anno) completano un biglietto perfettamente piegato in quattro parti. All’interno un foglio ingiallito, anch’esso più volte chiuso su se stesso.
Aprendolo compare un testo battuto con una macchina da scrivere, è in tedesco, tra i pochi errori di battitura le parole citano:

Ho sentito campane suonare lontano e vicino,
Il mio cuore stava per scoppiare quando ho alzato gli occhi al cielo,
Dove le stelle scintillavano così dolcemente nel loro splendore dorato,
Al limite del firmamento celeste nella silenziosa notte santa.

I miei pensieri volano verso casa attraverso terra e mare.
E poiché sono così lontano da te, più forte lo sono nel mio cuore.
I miei occhi si riempirono di lacrime quando ho pensato a te, mia cara.
Anche tu mi desidererai nella notte silenziosa e santa.

Sono passati molti anni, tu sola con i bambini,
Sento la tua preoccupazione e la tua ansia e so quanto sia difficile nel tuo cuore.
Ora sei nuovamente con i piccoli da sola intorno allo splendore dell'albero di Natale,
Ma sento il tuo pianto tranquillo nella silenziosa notte santa.

Conosci la grande lotta, il pesante fardello della guerra,
Hai sentito da lontano e vicino il suo suono, senza tregua e senza riposo,
Come cuori che per amore si spingono in battaglia, sempre al pensiero dei propri cari.
Non puoi rivederli nella silenziosa notte santa.

Siamo sfuggiti alla morte, abbiamo visto la morte.
Come riposo siamo stati catturati perché non potevamo più sopportare.
Lontano dai nostri cari, siamo banditi, sorvegliati dietro il filo spinato del nemico.
Commemoriamo i nostri cari e la nostra Patria nella silenziosa notte santa.

Per quanto tempo questa terribile furia della battaglia della guerra brucerà ancora,
Possa Dio solo sapere da lassù per quanto tempo ci separerà.
Gli chiediamo di alzare le mani in questa grande e devastante battaglia,
Che dia la pace nella silenziosa notte santa.

O Dio in cielo, ascolta le nostre suppliche, i morenti in combattimento, i loro lamenti,
Lascia che i nostri amati, la Guida, la patria non si disperino, rendili forti.

Fa venire la pace sulla terra, spezza il potere dei nemici,
Che possiamo di nuovo rivedere tutti i nostri cari nella silenziosa notte santa.

Questa poesia, tradotta con una minima conoscenza della lingua originale, è firmata a nome del soldato Albert Scherrer e porta quale titolo «Santa sera in prigionia di guerra – U.S.A. 1944». È il Natale in una celebrazione tristemente poetica di un soldato tedesco fatto prigioniero dagli americani e ora rinchiuso in uno dei campi detentivi presenti sul loro suolo nazionale. Probabilmente è un prigioniero fortunato perché ha potuto battere a macchina questa sua composizione, la quasi totalità delle lettere inviate dai soldati nei vari campi di prigionia sono scritte a mano su cartoline preformate o il classico foglio nella busta, con annullo militare che esentava dall’affrancatura del bollo.
Un banalissimo cordiale biglietto di auguri, uno come chissà quanti altri, tutti uguali, stampati per il Buon Natale tra famiglie americane, acquisisce un valore importante e diverso grazie a delle parole in una lingua diversa per una famiglia lontana in un paese al di là dell’Oceano, nel centro di una devastante guerra mondiale. Questo è stato l’ultimo Natale di guerra.
Non sappiamo se il soldato, a fine conflitto, sarà tornato in Germania, se avrà trovato ancora la sua famiglia, se quella busta l’avranno mai ricevuta, se quella poesia sarà stata letta da loro, magari insieme sotto l’albero di un Natale qualche anno più tardi.

 

La corrispondenza postale è un tema collezionistico molto interessante.

C’è chi vede quale pezzo importante il francobollo, chi il timbro postale, chi raccoglie solo buste spedite o ricevute da una certa località. Altri invece riassumono il tutto e si interessano dell’oggetto dandogli, oltre a un valore da collezione, quello storico legato al momento in cui è stato realizzato o utilizzato.
Quindi, rimanendo in quel tempo e in quel luogo, una busta spedita in Germania nel gennaio 1945, utilizzando uno degli ultimi francobolli prodotti dal terzo Reich, avrà un certo valore collezionistico. Se poi sulla busta vi fosse qualche timbro legato a uffici o reparti militari, sicuramente il suo valore salirebbe. Potrebbe essere interessante per i collezionisti tedeschi del luogo, ricercatori delle buste spedite, ad esempio, da Dresda.
Ma pensate al valore storico di una busta inviata da Dresda, con tanto di francobollo di fine Reich e timbro militare, annullata il giorno 12 gennaio 1945, esattamente poche ore prima dell’inizio dei bombardamenti che hanno distrutto quasi completamente quella città!

 

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Buon Natale

Si ripetono all’infinito queste due parole sulle cartoline natalizie che fino a qualche anno fa venivano regolarmene spedite tra amici e parenti più o meno lontani. Cambiano i soggetti delle immagini i quali comunque si riconducono a canonici temi più o meno religiosi: il presepio e i suoi personaggi, l’albero di Natale, bambini e regali, la famiglia, la neve e il suo candore invernale.

Scorro alcune cartoline che fanno parte di una raccolta proprio legata al tema natalizio.
La prima è timbrata il 22.12.1913, due bambini leggono un libro vicino a un tavolo con un albero di Natale, Orsolina scrive a Carlotta e Rosina: «Auguri di Buon Natale e buon Principio d’anno».

È il 21 dicembre 1916, una cartolina spedita alla peggiore delle località, Zona di Guerra.
Una bambina suona la tromba e dietro a lei il campanile di una chiesa si ripete con le campane.
Sandrino, Enrica e Luisetta scrivono allo zio soldato Giovanni: «Sempre ti ricordano i tuoi nipoti».

Sedici dicembre 1919
Una cartolina colorata ci mostra una famiglia riunita, papà, mamma e due figlie, vicino all’albero di Natale. Maria scrive a Carlotta: “In occasione delle feste Natalizie le invio questa mia e tutta la mia famiglia buone feste a lei”.

Morbegno, 24.12.1920
La Madonna tiene in mano il bambino Gesù e un angelo con arpa veglia su di loro.
Silvio scrive a Giovanni: «Saluti affettuosi con un buon Natale in famiglia».

L’annullo indica 24 DIC 24, nella cartolina una bambina con in mano due regali è vicina a un albero di Natale: «Saluti e auguri uniti in famiglia e buone feste S. Natale».
Siamo esattamente dieci anni dopo: «Augurandovi Buone Feste tutti voi in famiglia». Così scrive la nipote Virginia a zio Giovanni. Nella cartolina in bianco e nero la foto di una donna, pelliccia, collana e qualche pacchetto regalo tra le mani.

Sono tutte cartoline di basso valore collezionistico le quali però, riunite con altre cartoline a tema, danno un’idea del grande materiale postale che circolava nel periodo delle festività. Una parola su tutte mi è rimasta impressa: famiglia. Viene citata in più frasi e da persone diverse, segno che il Natale era proprio il ritrovarsi insieme. Proprio in quel periodo per tre, per alcuni quattro anni, una guerra mondiale non ha permesso questo.

17 Dicembre 1937, finalmente un’immagine con l’incanto del presepio con Gesù bambino, Giuseppe e Maria. Il bue e l’asino erano assenti in quel momento, due agnellini e due angioletti concludono il magico momento. «Augurandovi Buone Feste vostro figlio», svanisce il ritrovarsi in famiglia per il santo Natale, Achille è a militare. Sarà anche il suo ultimo saluto di Natale, l’anno successivo morirà in terra straniera. Non sempre la magia del Natale funziona… o forse no. Rimane ai suoi cari quella cartolina, come tante altre da lui scritte, a ricordo. Il sentimento vale più del collezionismo.

ilbalilla1941 1280

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Natale 1941, per gli italiani è il secondo anno di guerra. Anche i fumetti dell’epoca ce lo ricordano. Quale è il regalo più grande che si potrebbe sperare? Sicuramente quello di riavere a casa i propri cari ora al fronte. Sia la prima storia de Il Balilla che il Corriere dei Piccoli raccontano questo. «La vigilia di Natale è una festa universale», cita la prima tavola de Il Balilla numero 8 del 21 dicembre 1941. Il Balilla era una rivista settimanale e la numerazione ripartiva all’inizio di ogni anno. Anche se siamo alla fine dell'anno e quindi uno potrebbe pensare che il numero dovrebbe essere 51 o 52 come il numero di settimane dell’anno, dobbiamo ricordare che, proprio nel 1941 questo fumetto fa ripartire la propria numerazione dopo il 28 ottobre, data di inizio dell’era fascista, e prende per gli ultimi due anni di vita quel tipo di calendario, e non quello gregoriano, come riferimento.
Nella storia a fumetti, niente nuvoletta americana; troviamo invece lo scritto in rima sotto le tavole, il quale ci presenta Caterina, una bambina triste perché ha il fratellino ammalato e non riceve da un po’ di tempo lettere dal papà in guerra. Confortata dalle amiche, prega Gesù bambino per il fratellino e papà.
Infine nell’ultima tavola ecco finalmente: «Che sorpresa, grazie a Dio, sei tornato papà mio!».

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Il Corrierino cita in testa al giornale Numero di Natale. Papà legge una lettera: «Marmittone non torna per Natale». In un paese innevato i suoi cari rientrano a casa affranti anche dopo la messa di Natale. Sono ormai a letto, ma… sentono battere alla porta. È Marmittone il quale con una licenza premio (raro caso per lui che prende solo punizioni e finisce sempre in prigione) riporta a casa il buonumore e quella sensazione natalizia, ora tutta la famiglia è riunita.

Per Natale tutti e due i fumetti escono dai canoni propagandistici della guerra. Molti sono i ragazzi che in quel momento non hanno avuto la fortuna di vedere tornare a casa il proprio padre e non lo vedranno magari ancora per qualche anno, quando terminerà il conflitto. Come prima anche per questi fumetti il valore collezionistico, di pochi euro, non raggiunge mai il valore dell’oggetto acquisito dal momento storico della sua pubblicazione. Benché stampati durante la guerra, non è difficile trovare questi fumetti ancora oggi, su internet o in qualche mostra mercato. Invece probabilmente non è così semplice completare l’intera collezione di un anno. Ancora più difficoltoso è trovare i fumetti in ottime condizioni, in questi casi è utile non essere collezionisti troppo esigenti. I bambini di allora, non legati al mondo televisivo o di internet, oltre a giocare all’aperto con gli amici, leggevano, e non solo fumetti.

 

presepe racconto libro 640Il Presepio
Marco, Annuccia, Remo e tutti i bambini della prima classe preparano il Presepio. Parecchi hanno portato delle belle statuine: il bue, l’asinello, i pastori. Remo dice: «Io non ne ho delle statuine, ma porterò tanto muschio verde e fresco.» La maestra sorride e lo accarezza.

Questo breve e semplice racconto natalizio è uno dei primi che dovevano leggere i bambini nel loro libro di prima elementare. Il libro in questione è del 1948 ed era in uso agli scolari della classe 1943. Copertina spessa, carta leggera e una buona rilegatura, è arrivato a noi in discrete condizioni. Anche lui fa parte di una collezione, quella legata ai libri, per la precisione a quelli per l’istruzione.

 

 

 

 

Come conservare bene i libri

Propongo ora alcune piccole regole per salvaguardare e quindi avere i libri in ottime condizioni:

  • Sicuramente conservare i libri in un posto pulito e asciutto. Luoghi troppo caldi o troppo umidi possono favorire la muffa e attrarre gli insetti.
  • Collocare i libri di dimensione simile nella libreria senza fare troppa pressione, questo eviterà che si curvino e che si rovinino al momento in qui vengono prelevati o spostati.
  • Evitare di esporre i libri alla luce diretta poiché questo potrebbe sbiadire i colori della copertina del libro.
  • Non piegare le pagine dei libri per indicare dove si è arrivati a leggere, è meglio utilizzare dei segnalibri.
  •  Evitare di mangiare o bere vicino ai libri.

copertina libro 640Purtroppo i libri dei ragazzi che passano dalla cartella al banco, quindi ancora alla cartella e poi al tavolo di casa per i compiti e magari sullo scaffale fino al prossimo viaggio in cartella, alla fine dell’anno scolastico qualche piccola o grossa ammaccatura ce l’hanno. Infatti non è semplice trovare libri in ottime condizioni, anche se il ragazzo lo tratta nel migliore dei modi.

In piedi, vicino alla cattedra, Pietro lesse il racconto. Quindi chiuse il libro e tornò al proprio posto. La maestra allora si rivolse a tutta la classe: «Bambini ora prendete il quaderno. Ognuno farà un piccolo tema. Raccontatemi con vostre parole… la magia del Natale».

Tanti auguri!!

 

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