Animali nella musica

Vere fonti di ispirazione

di Giovanni Conca

forelle schubert 1280

Il riferimento ad animali o l’utilizzo degli stessi nella musica è abbastanza raro. 

Anche se, per tanti musicisti, soprattutto nel ‘700 e ‘800, sono stati musicalmente parlando fonte di ispirazione, partendo dal presupposto che il suono di uno strumento musicale può ricordare o addirittura cercare di riprodurre il verso di un animale. 
Farò alcuni esempi.

Il primo che va citato è il Lied Die Forelle (La trota) che Franz Schubert (1797-1828) compose nel 1817, il cui tema in seguito venne trasferito nel quintetto per violino, viola, violoncello, contrabbasso e pianoforte, mantenendo il titolo originario e aggiungendo una serie di variazioni.

Gioachino Rossini (1792-1868)  ha composto nel 1825, per divertimento, un brano popolare  per due voci femminili: Duetto buffo di due gatti in cui i due soprano cantano e simulano il miagolio dei gatti. Questo brano veniva eseguito soprattutto in occasione di serate di gala.

Camille Saint-Saens ( 1835-1921) nel 1880 circa ha composto un’aria per soprano e pianoforte ispirata a una leggenda persiana, L’usignolo e la rosa.

Nel 1886 lo stesso Saint-Saens compose un’altra pagina cameristica di più alto spessore e importanza: Il Carnevale degli animali per due pianoforti, due violini, viola, violoncello, contrabbasso, flauto, ottavino, clarinetto, armonica e xilofono. È un’opera in quattordici quadri dove, con intenzioni caricaturali, vengono descritti musicalmente galline, galli, tartarughe, canguri e anche uomini (i critici).

Rimskij-Korsakov (1844-1908) compose fra il 1899 e il 1900 l’opera La fiaba dello Zar Saltan nella quale il protagonista viene trasformato in un insetto. Da quest’opera venne estrapolato un brano virtuosistico e molto celebre, eseguito sempre a sé stante, dal titolo Il volo del calabrone dove si cerca di ricostruire in chiave musicale il ronzio di un insetto.

Va menzionato sicuramente anche Igor Stravinskij (1882-1971) per due importanti composizioni: Il canto dell’usignolo, poema sinfonico del 1908-09 dove si uniscono caratteri esotici e fiabeschi e dove la voce dell’usignolo è sostituita dal flauto e dal violino; e L’uccello di fuoco, un celebre balletto da cui è stata tratta una altrettanto celebre suite per orchestra. Ispirata ad una fiaba russa, è la contrapposizione tra bene e male; il bene è incarnato da un uccello di fuoco con un piumaggio rosso e oro che il principe Ivan vede in un giardino incantato e che cattura: l’uccello chiederà di essere liberato e in cambio aiuterà il principe a sconfiggere un malvagio gigante.

Nel 1936 Sergej Prokofiev (1891-1953) scrisse una fiaba musicale per bambini Pierino e il lupo, una delle sue opere più note; la fiaba, sottolineata passo passo dalla musica, racconta le avventure di un bambino, Pierino, e di un uccellino, che riescono a catturare un feroce lupo. La storia è raccontata da una voce recitante e ogni personaggio è caratterizzato da un tema o uno strumento diversi, anche a scopo didattico, pensato per coinvolgere soprattutto i bambini.

don arlos verdi

Scena dal Don Carlos di Giuseppe Verdi (foto: Art online)

Non dimentichiamo però che gli animali sono anche stati presenti per davvero, in carne e ossa, sul palcoscenico, per affascinare maggiormente il pubblico.
Nelle varie rappresentazioni di Aida nell’Arena di Verona, soprattutto, nella scena del trionfo, hanno sfilato sul palco cavalli e addirittura elefanti, con ahimè elefanteschi bisognini: il caso più eclatante riguarda una rappresentazione con la regia di Georg Pabst, in cui cantava Del Monaco, che nella sua autobiografia narra "quell'immondo fatto", aggiungendo che alla recita successiva gli elefanti furono sostituiti da cammelli, che, come è noto, trattengono grandi quantità di liquidi; ebbene, quella sera non trattennero nulla e inondarono la buca del suggeritore che si salvò a stento. O ancora l’utilizzo di un pitone albino che ornava una delle streghe in un allestimento del Macbeth e i due levrieri che Robert Lloyd-Filippo II si porta al guinzaglio nel Don Carlo di Verdi diretto da Luchino Visconti.

Aida

Voglio terminare con un aneddoto, vero secondo le cronache del tempo, molto divertente e che dà a un animale un ruolo di vero protagonista, suo malgrado: alla prima esecuzione del Barbiere di Siviglia di Rossini al Teatro Argentina di Roma, nel 1816, alla presenza dell’autore e di tanti sostenitori di Giovanni Paisiello che aveva già composto l’opera, le cose non iniziarono per il giusto verso perché prima al Conte d’Almaviva si ruppe una corda della chitarra usata per accompagnarsi nella serenata, poi Don Basilio cascò in mezzo al palco. Quando si pensava che il peggio fosse passato sembra che un gatto nero, placido e indifferente, attraversò  tutto il palcoscenico suscitando l’ilarità e gesti scaramantici tra il pubblico e causando (così almeno si dice) il definitivo fiasco della serata.

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