Il corpo tra le note

Esibizione e fatica

di Franco Ferramini

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Beatrice Venezi (foto: marcheinfinite.com)

Corpo umano e musica hanno diversi punti di contatto. Si suona e si canta con il corpo.

Le mani, la bocca, i polmoni, la respirazione, i piedi e tutto il corpo che si muove e balla al ritmo di musica sono due fattori legati e indissolubili tra di loro. Due strumenti fondamentali come il pianoforte e la batteria si suonano, anche se più nascostamente, oltre che con le mani con i piedi.

Consideriamo quanto sia importante l’esibizione del corpo nella performance musicale. Pensiamo a una manifestazione popolare, che più popolare non si può: il «Festival di Sanremo 2022». Ho contato almeno quattro giovani cantanti maschi che hanno mostrato, più o meno velatamente, il loro allenato torso nudo. Achille Lauro, Rkomi, Blanco e Irama hanno beato se stessi e le/i loro fans mostrandosi sensualmente nella giovane nudità spettacolarmente buttata in faccia a milioni di italiani nazional-popolari. Tanto per affermare, se mai ce ne fosse bisogno, che non è una questione di genere, non è solo l’esibizione del corpo femminile quella che conta; nel mondo dello spettacolo tutto l’universo del sensuale va bene e verrà sempre più sdoganato, l’importante è stupire.

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Blanco, Festival di Sanremo 2022 (foto: rai.it)

Non solo nella musica popolare e nella musica leggera in genere il corpo svolge un ruolo importante. Sempre più notiamo nelle orchestre musiciste e cantanti più o meno giovani e belle, magari con eleganti vestiti e ampie scollature, che oltre a deliziare le orecchie del pubblico di parte maschile ne attraggono l’interesse grazie anche al mostrare se stesse; fino ad arrivare ad una direttrice d’orchestra di fama internazionale, Beatrice Venezi, a cui probabilmente l’invidia per i successi raggiunti porta qualcuno a sostenere la solita tesi che «ha successo anche (o solo) perché è bella». Ho descritto la Venezi come 'direttrice' ma lei sostiene che le donne a capo di orchestre in musica devono essere appellate come 'direttore', perché il titolo accademico è solo espresso al maschile. Io lascerei perdere, l’importante sono la bravura e la competenza.

Degno di nota è però quello che afferma Beatrice Venezi in una intervista di Danila Giancipoli del 23 marzo 2022 nella rubrica Alley Oop: alla domanda «Raccontaci cosa vuol dire essere una direttrice d’orchestra», lei risponde: «La direzione d’orchestra è un’arte estremamente fisica, quando si pensa alla musica si fa spesso riferimento all’astrazione mentale e al lavoro intellettuale. Ma c’è una parte fisica importante che coinvolge il corpo, fatta a volte di piccoli e grandi gesti che ognuno deve provare su se stesso, un vero e proprio linguaggio corporale. Nei conservatori, per mia esperienza, non si tiene conto della diversa proporzione di un corpo femminile rispetto a quello maschile. Non possiamo atteggiarci a cloni e piegarci ai cliché solo perché ci impegniamo a fare le cose come gli uomini, e bisogna prenderne consapevolezza. Per me all’inizio è stato difficile perché non c’erano “role model” donne a cui ispirarmi per la musica classica. È un aspetto che riguarda tutti gli strumenti: noi siamo dei performer, c’è uno sforzo fisico e vale anche per un violinista, un trombettista, chiunque faccia musica. Bisognerebbe tener conto di un coinvolgimento fisico notevole, invece si associa sempre la musica classica solo a qualcosa di sublimato». Parole importanti, espresse da una eccellenza della musica classica internazionale, che io estenderei forse a maggior ragione all’ambito della musica pop-rock. Qui il corpo fa parte dell’esibizione, è una sua parte integrante e ineludibile.

 

 

Ovviamente non solo i giovani rampolli del festival di Sanremo di quest’anno mostrano orgogliosi la parte superiore del proprio corpo svestita, nella musica pop-rock di tutti i tempi esiste un personaggio che ancora oggi, a settantacinque anni suonati, si esibisce in tal veste, inevitabilmente con qualche 'grinza' di troppo; ma non importa, lui è James Newell Osterberg, universamente conosciuto come Iggy Pop. Un’icona del rock, che ha spaziato negli anni dal punk all’hard-rock: difficile, quasi impossibile, immaginarlo vestito nella parte superiore del corpo; lui è così. Nella categoria degli 'svestiti' maschi ci metterei anche due 'pezzi da novanta' inarrivabili nella storia del rock: Mick Jagger e Freddy Mercury. La lista sarebbe lunga, ma perdonatemi se dopo questi nomi non ne aggiungo altri, potrei citare l’attuale celebratissimo Damiano dei Maneskin, ma già l’avere citato un 'sottoprodotto' della musica rock insieme a quei mostri sacri mi sembra un azzardo. Credo che siano sempre meglio i 'prodotti originali', non me ne vogliate.

Una che ha fatto della prorompente energia scaturita dal suo corpo in costanti tacchi e minigonna un vero e proprio 'marchio di fabbrica' è Tina Turner. Nata a Brownsville nel Tennessee il 26 novembre del 1939 inizia la carriera col marito nel famoso duo «Ike and Tina Turner» incidendo singoli diventati famosi nel mondo tra cui la cover di «Proud Mary» dei Creedence Clearwater Revival. Ike e Tina si scioglieranno nel 1976, Tina non ne poteva più dei continui abusi verbali e fisici di Ike, esasperati dall’uso di cocaina di lui; in quell’anno Tina chiese il divorzio, che fu formalizzato nel 1978. Da quegli anni iniziò la folgorante carriera solista di Tina Turner, simbolo sexy oltre che poderosa cantante rock e blues, per descriverla non sarebbe sufficiente un articolo ma sarebbe necessario un consistente libro.

 

 

Numerosi successi e una grande carriera planetaria per lei, culminata nella sua canzone simbolo, «The best», del 1989, una dichiarazione d’amore fisico e morale incondizionata per un 'lui', nonostante e forse a causa delle sue esperienze vissute. La canzone recita: «Tu sei semplicemente il migliore, migliore di tutto il resto, migliore di chiunque altro, chiunque altro io abbia mai incontrato, sono bloccata nel tuo cuore, pendo da ogni parola che dici, preferirei morire tesoro, piuttosto che separarmi da te…». Consiglio di vedere su Youtube qualche brano del concerto di questa cantante nel 2009 ad Arnhem in Olanda; la carica di una meravigliosa settantenne nei soliti tacchi e cortissimo vestitino che non ha alcun timore di mostrarsi sul palco con quattro ballerine svestite di molti decenni più giovani di lei. Un quintetto 'bomba', in tutti i sensi, con una stella enormemente più splendente delle altre: lei, Tina Turner.

Nel 2013 ricevette la cittadinanza svizzera, dopo una lunga convivenza col suo compagno Erwin Bach. Da quell’anno purtroppo Tina ebbe gravi problemi di salute, ma per noi la 'regina del rock' rimane sempre lei. Al momento non vediamo all’orizzonte cantanti degne di succederle. Per qualcuno è possibile trasformare il proprio corpo per mantenere una illusoria giovinezza perenne, utilizzando tecniche più o meno sofisticate e costose di chirurgia estetica, allo scopo di mostrarsi agli altri sempre bella e desiderabile.

 

Cher (Photo by Jim Smeal/Ron Galella Collection via Getty Images)

Cher (foto: gay.it)

Negli anni ’80 una grande cantante e attrice internazionale non ha fatto mistero di essersi artificialmente conservata in uno stato di grazia che ancora per decenni manderà in visibilio milioni di fans nel mondo, vantandosi quasi di queste pratiche dimostratesi quasi sempre rischiose negli anni a venire della vita di chi vi ha fatto ricorso. Stiamo parlando ovviamente di Cher. Cherilyng Sarpisian La Pierre, il suo vero nome, è nata a El Centro, in California, il 20 maggio 1946, oltre cento milioni di dischi venduti nella sua carriera. Come Tina Turner, anche Cher ha iniziato la sua carriera in coppia col marito, Salvatore Bono, in arte Sonny. Come non ricordarli insieme, in un duetto di una tenerezza infinita con belle e semplici sonorità inconfondibilmente tipiche degli anni ’60, giovani e belli mentre si guardano ammiccando amorevolmente in «I got you baby» del 1965. Nelle classifiche americane e inglesi questo brano scavalcò persino i Beatles e i Rolling Stones. Una delle prime cantanti a mostrare l’ombelico. Per lei, bellezza statuaria, gli stilisti negli anni ’70 inizieranno a creare abiti 'nude look'.  I due divorzieranno nel 1975. Bono morirà nel 1998 a 62 anni, per un incidente sciistico. Era nel frattempo diventato un importante esponente politico.

Negli anni ’80 Cher, lasciata temporaneamente la musica, si affermò come attrice, fino all’Oscar nel 1987 per «Stregata dalla luna». Negli anni ’90 ritorna alla musica, un ritorno col botto con quello che è stato forse il suo più grande successo, «Believe» nel 1998. La 'conservazione' del suo corpo continua, mostrandosi bella e sexy in abiti quasi sempre succinti. Se no che senso ha il lavoro estetico? Contrariamente a molte altre donne del mondo dello spettacolo, disfatte dalla chirurgia estetica, Cher arriva ai nostri tempi come una splendida ultra settantenne. Evidentemente, non c’è stata solo la mano del chirurgo. In estrema sintesi, vari sono gli aspetti per cui è importante il corpo nel mondo della musica. Forse, a volte, ancor più della musica stessa.

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